San Giuseppe è il protettore di tutti i papà, poiché padre del nostro Salvatore Gesù Cristo.
Affida le tue intenzioni e la tua devozione al santo con le la Novena a San Giuseppe.

Quando si festeggia San Giuseppe?

La data in cui si festeggia San Giuseppe è il 19 Marzo. Scopri le preghiere a San Giuseppe da dedicare a tutti i papà, in terra e in cielo.

Chi era San Giuseppe?

San Giuseppe nacque molto probabilmente a Betlemme.
Di lui non si hanno molte notizie poiché dai Vangeli canonici trapelano poche informazioni legate alle sue origini (a differenza della letteratura aprocrifa legata al santo).
Secondo Matteo e Luca, Giuseppe era un discendente del re Davide e originario di Betlemme; il padre si chiamava Giacobbe e faceva parte di una famiglia numerosa (il terzo di sei fratelli). Da questi due evangelisti sappiamo che il nome del padre legale di Gesù, nonché sposo della Vergine Maria, è proprio Giuseppe.

La professione di Giuseppe

Nel versetto 13,55 dell’evangelista Matteo, Gesù viene definito “il figlio del carpentiere”, il che ci fornisce informazioni su quella che era l’attività professionale di Giuseppe.

Il termine con cui viene indicato il suo mestiere è “téktôn” (in greco), il che solitamente si traduce con carpentiere e indica un artigiano che lavora il legno o la pietra.

Può essere inteso con questo termine quindi anche il classico falegname, il carraio o semplicemente il carpentiere che si occupa di lavoro su strutture in legno legate all’edilizia.

Quindi quando si riferisce a lui come falegname, non è propriamente corretto poiché ci sono diverse interpretazioni.

Senza dubbio la professione umile – che sia di carraio, carpentiere o falegname – tramandata anche al figlio, sostentava i bisogni fisici e spirituali della famiglia (come per esempio, i pellegrinaggi annuali verso Gerusalemme).

L’annunciazione dell’angelo e San Giuseppe

Prima di diventare il padre legate di Gesù e il protettore per eccellenza di tutti i padri, chi era Giuseppe?
La Tradizione non ci tramanda molto sulla figura del giovane Giuseppe, se non di un ragazzo dato di talento e temperamento umile.

Quel che sappiamo di certo è che all’età di trent’anno venne convocato al Tempio, assieme ad altri scapoli della comunità di Davide, per trovare moglie.

I sacerdoti porsero a tutti i pretendenti un ramo e comunicarono loro che la Vergine Maria sarebbe andata in sposa a colui che avrebbe ricevuto un ramo da cui sarebbe germogliato un fiore – come da profezia di Isaia:
“Ed uscirà un ramo dalla radice di Jesse, ed un fiore spunterà dalla sua radice”.
Fu il ramo di Giuseppe a germogliare e diventò lo sposo destinatò alla Vergine Maria.

Maria, allora quattordicenne, fu data in sposa a Giuseppe, nonostante ciò ella continuò ad abitare nella casa di famiglia per la durata di un anno come previsto da tradizione tra lo sposalizio e l’entrata nella casa dello sposo.

Fu proprio in questo tempo che ricevette l’annuncio dell’Angelo Gabriele che generano il meraviglioso sì della Mamma del Cielo e le lodi e ringraziamenti a Dio (da cui prende vita il Magnificat).

Maria quando mise Giuseppe al corrente della maternità destò un’inquietudine profonda nel suo futuro sposo.

Combattè con l’angoscia del sospetto e meditò anche di programmare di far fuggire la giovane Maria per evitare quel che era la condanna dell’epoca per le donne adultere (lapidazione pubblica e morte del figlio portato in grembo, come previsto dal Leviatano e dal Deuteronomio).

Nel mentre la figura di Giuseppe era dilaniata da questi pensieri, un Angelo gli apparve nei sogni e dissipò così tutti i suoi dubbi: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in Lei viene dallo Spirito Santo” (Mt 1,20).

Giuseppe abbandonò tutti i progetti che la sua mente umana gli suggeriva e si affidò totalmente al Disegno del Padre Eterno: affrettò la cerimonia di ingresso nella casa della sua sposa e riconobbe come suo figlio, colui che era stato concepito per mezzo dello Spirito Santo.

La nascita di Gesù

Come riportato dal Vangelo di Luca (Lc 2,1), Giuseppe e Maria partirono per la città di origine della dinastia, Betlemme, per via dell’edito di Cesare Augusto che prevedeva il censimento di tutta la terra.

Il viaggio fu molto difficoltoso, anche a causa della maternità della Vergine di Maria ormai prossima alla conclusione.

Betlemme in quei giorni brulicava di stranieri e Giuseppe cercò in tutte le locande, un posto per la sua sposa ma le speranze di trovare una buona accoglienza furono frustrate.

Maria diede alla luce suo figlio in una grotta nella campagna di Betlemme (Lc 2,7) e alcuni pastori accorsero per fargli visita e aiutarli (Lc 2,16).

“La natività”, dipinto di Caravaggio (1600).

La legge di Mosè prescriveva che la donna dopo il parto fosse considerata impura, e rimanesse 40 giorni segregata se aveva partorito un maschio, e 80 giorni se femmina, dopo di che doveva presentarsi al tempio per purificarsi legalmente e farvi un’offerta che per i poveri era limitata a due tortore o due piccioni.

Se poi il bambino era primogenito, egli apparteneva per legge al Dio Jahvè. Venuto il tempo della purificazione, dunque, si recano al tempio per offrire il loro primogenito al Signore.

Nel tempio incontrarono il profeta Simeone che annunciò a Maria:
“e anche a te una spada trafiggerà l’anima” (Lc 2,35). Giunsero in seguito dei Magi dall’oriente (Mt 2,2) che cercavano il neonato Re dei Giudei.

Venuto a conoscenza di ciò, Erode fu preso da grande spavento e cercò con ogni mezzo di sapere dove fosse per poterlo annientare.

I Magi intanto trovarono il bambino, stettero in adorazione e offrirono i loro doni portando un sollievo alla S. Famiglia.

La fuga della Sacra Famiglia

Un angelo apparve a Giuseppe, esortandolo alla fuga:
“Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e sta là finché non ti avvertirò; perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo”. (Mt 2,13).

Giuseppe partì subito con la famiglia (Mt 2,14) per un viaggio di circa 500 Km. La maggior parte del cammino si svolse nel deserto, infestato da numerose serpi e molto pericoloso a causa dei briganti.

La Santa famiglia dovette così vivere la penosa esperienza di profughi, lontano dalla propria terra, perché si adempisse, quanto era stato detto dal Signore per mezzo del Profeta (Os XI,1): «Io ho chiamato il figlio mio dall’Egitto». (Mt 2,13-15).

A seguito della di Erode, un Angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Alzati, prendi il bambino e sua madre e va nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino» (Mt 2,19).

Giuseppe obbedì subito alle parole dell’Angelo e partirono ma, quando gli giunse la notizia che il successore di Erode era il figlio Archelao, ebbe paura di andarvi.

Avvertito poi in sogno, si ritirò nella Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nazareth, perché si adempisse quanto era stato detto dai profeti: «Egli sarà chiamato Nazareno».

L’amore e la dedizione per la Famiglia di Giuseppe

Le Sacre Scritture raccontano di come la Santa Famiglia si rechi ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua.

In uno dei pellegrinaggi, quando Gesù aveva 12 anni, Giuseppe e Mariana si stavano incamminando verso la strada del ritorno credendo che il piccolo Gesù fosse con loro.

Ma quando si accorsero della sua assenza, iniziarono a cercarlo affannosamente e, dopo tre giorni, lo ritrovarono al tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava.
Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati ti cercavamo». (Lc 2,41-48).

Passarono altri venti anni di lavoro e di sacrificio prima che Giuseppe lasciò il mondo terreno per andare alla Casa del Padre:
il santo fu sposo e padre amorevole, pronto a offrire insegnamenti a Gesù e supporto alla moglie, la Vergine Maria.

Morì poco prima che suo figlio iniziasse la predicazione del Verbo.

Non vide quindi la passione e la morte di Gesù, probabilmente perché il suo cuore non avrebbe sopportato gli atroci dolori e le sofferenze destate dalla perdita del figlio in croce.

Il culto di San Giuseppe

Il culto di san Giuseppe fu introdotto molto tardi nella Chiesa. Nonostante il santo sia stato oggetto di lode da parte dei Padri, il suo culto si trova nel secolo XI.

Nel secolo seguente i Crociati edificarono una grandiosa basilica a san Giuseppe nel luogo, dove la tradizione indicava la sua casa e la sua bottega.

Il culto di san Giuseppe prese largo sviluppo dal 1400 anche per opera di Giovanni Gersone, san Bernardino da Siena, dei Francescani e dei Carmelitani.

Tra i più grandi santi a richiederne il culto esteso a tutta la Chiesa, furono Alfonso de Liguori o santa Teresa d’Avila. Costei nella sua Autobiografia scrisse:

“Non so come si possa pensare alla Regina degli Angeli e al molto da lei sofferto col Bambino Gesù, senza ringraziare san Giuseppe che fu loro di tanto aiuto”.

La santa Chiesa attraverso i Sommi Pontefici ha continuamente onorato (e tuttora onora) la figura di san Giuseppe, elevandolo a modello di pietà e devozione per tutti i fedeli.

Fu Sisto IV a stabilire che fissò il giorno della ricorrenza di San Giuseppe il 19 Marzo. Gregorio XV la rese di precetto, mentre Clemente X la elevò a festa “Doppia di Seconda Classe”.
Il Papa Beato Pio IX, nel 1847, estese la festa di san Giuseppe a tutta la Chiesa, e l’8 dicembre 1870 lo proclamava ufficialmente Patrono della Chiesa universale.

San Giuseppe e la festa del papà

San Giuseppe viene ricordato dalla Tradizione come il padre per eccellenza, poiché figlio del nostro Salvatore Gesù Cristo.
Dove nasce la ricorrenza?

La festa del papà è una festività diffusa in molte aree nel mondo, pensata proprio per celebrare la figura del padre.
Nasce nei primi decenni del XX secolo, come festività complementare alla festa della mamma.

La festa in Italia viene associata proprio alla figura di San Giuseppe, proclamato nel 1871 Patrono e protettore dei Padri.

Dipinto di Guercino dal titolo “San Giuseppe con il Bambino”.

Ecco come parlava di lui il Papa Leone XIII: “In Giuseppe hanno i padri di famiglia il più sublime modello di paterna vigilanza e provvidenza; i coniugi un perfetto esemplare d’amore, concordia e fedeltà coniugale; i vergini un tipo e difensore insieme della integrità verginale.

I nobili imparino da lui a conservare anche nella avversa fortuna la loro dignità e i ricchi intendano quali siano quei beni che è necessario desiderare. I proletari e gli operai e quanti in bassa fortuna debbono da lui apprender ciò che hanno da imitare”

Assieme all’Italia, ecco gli altri Paesi che associano la figura di San Giuseppe alla Festa del papà – celebrando la ricorrenza il 19 marzo: Andorra (Dia del Pare), Bolivia, Spagna (Día del Padre, Dia del Pare, Día do Pai), Honduras, Liechtenstein, Portogallo (Dia do Pai), Svizzera – Canton Ticino (Festa del Papà), Vaticano (San Giuseppe).

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